Da Agenda Digitale, 13/03/2018
I tre colossi Amazon, Berkshire Hathaway e JPMorgan si sono recentemente alleati per creare una società assicurativa sanitaria per i propri dipendenti negli USA (oltre 1,2 milioni), con l’obiettivo di ridurre i costi e migliorare i servizi medici, anche grazie all’utilizzo di nuove soluzioni tecnologiche. La notizia ha alimentato il dibattito a livello internazionale, e anche italiano, sul tema della Sanità integrativa e ha letteralmente sconvolto il mercato finanziario scatenando speculazioni sui titoli delle società assicurative che offrono polizze sanitarie.
In Italia, in particolare, il tema della Sanità Integrativa sta diventando sempre più rilevante, a fronte dell’aumento della spesa sanitaria “out of pocket”. Secondo i dati presentati da AIOP nel 15° Rapporto “Ospedali&Salute”, la spesa sanitaria “out of pocket” è aumentata del 22% nell’ultimo decennio, a fronte di un aumento della spesa sanitaria pubblica totale del 14%. Si tratta già oggi di circa 30 Miliardi su una spesa sanitaria totale nazionale stimabile in 150 Miliardi l’anno. Se, come risulta da stime recenti, la spesa sanitaria nazionale dovesse salire in pochi anni a 200 miliardi, una larga parte degli ulteriori 50 Miliardi potrebbe essere a carico delle famiglie ed andare ad incrementare la spesa “out of pocket”.
Un mercato enorme e in crescita dunque, ma quali sono le ragioni di questo aumento?
Perché cresce la sanità integrativa
Al di là dei vincoli di finanza pubblica, sta sicuramente crescendo l’insoddisfazione dei cittadini nei confronti della Sanità pubblica: sempre secondo i dati AIOP, è aumentata la percentuale degli insoddisfatti nei confronti dei Sistemi Sanitari Regionali dal 21% del 2015 al 32% del 2017 (il 51% al Sud) e verso gli ospedali dal 23% del 2016 al 30% (al 51% nel Meridione).
Altro dato da tenere in considerazione è relativo alle lunghe attese: se nel 2014 il 24% degli intervistati aveva dichiarato di aver dovuto attendere troppo per una prestazione ospedaliera, nel 2017 la percentuale sale al 54%.
In questo quadro, è chiaro comprendere perché il 41% dei pazienti abbia fatto ricorso a ospedali privati accreditati e nel 20% dei casi a cliniche private a pagamento.
Di pari passo sta aumentando in modo esponenziale il ricorso alle assicurazioni sanitarie integrative: nel 2009 9 milioni gli italiani ne avevano una, nel 2017 sono stati 14 milioni e si stima che nel 2025 arriveranno a ben 21 milioni.
Il ruolo del digitale per la sanità integrativa
In questo ambito possono trovare spazio le innovazioni digitali che ad oggi trovano molti ostacoli a diffondersi nella Sanità pubblica, prima tra tutte la Telemedicina e il mondo delle App e dei Wearable che consentono di tenere sotto controllo i parametri vitali e lo stato di salute degli assistiti.
Secondo la ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità le soluzioni di Telemedicina faticano a superare la fase di sperimentazione: solo nel 10% delle aziende sanitarie sono presenti soluzioni di Tele-monitoraggio a regime. Se nel settore pubblico è ancora quasi inesistente la possibilità di riconoscere una tariffa per le prestazioni sanitare svolte attraverso soluzioni di Telemedicina (a parte pochi rari casi di eccellenza, come ad esempio nella Provincia Autonoma di Trento) e quindi ipotizzarne una rapida diffusione, nel mondo assicurativo tali soluzioni possono rappresentare un servizio aggiuntivo di valore sia per l’assicurato che per la compagnia assicurativa. L’assistito, infatti, può accedere a servizi di Telemedicina per ricevere un consulto medico o per monitorare i parametri direttamente dal proprio domicilio, servizio solitamente offerto a pazienti cronici. I dispositivi a disposizione del paziente (spesso si tratta di strumenti wearable collegati a una App) comunicano con centri servizi, dove è presente personale specializzato che controlla che i valori rientrino nei parametri definiti e che richiedono eventuale intervento da parte di personale medico qualora necessario. Questo può quindi portare a una riduzione di esami e visite evitabili e consente alle compagnie assicurative di ridurre i rimborsi verso gli assistiti.
Sanità privata e sanità pubblica
Molte soluzioni digitali innovative per la Sanità stanno quindi trovando terreno fertile nel mondo della Sanità integrativa privata che, al contrario della Sanità Pubblica soffocata dalla mancanza di risorse e da sistemi di management e regole di governance e procurement che inibiscono nei fatti l’innovazione, hanno interesse a concepire e sperimentare soluzioni e modelli di servizio per dare una risposta efficiente a una domanda sempre più rilevante.
Ma a quali nuovi equilibri tra Sanità pubblica e privata porterà questo trend? Quale è l’idea che abbiamo del futuro del nostro sistema sanitario universalistico che per anni è stato segno di civiltà e fiore all’occhiello del nostro Stato Sociale. Il diritto alla salute è sancito come un diritto fondamentale dell’individuo persino all’interno della Costituzione Italiana che, all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…”. Qual è, al di là delle enunciazioni di principio, il livello di qualità della cura che vogliamo e possiamo garantire nella Sanità pubblica?
Sarebbe bello che cure di qualità non fossero solo appannaggio di chi può permettersi un’assicurazione integrativa ma che, almeno di fronte alla malattia, tutti i cittadini fossero tutelati dallo Stato.
Non si tratta di utopie, né tanto meno di mere scelte tecniche di modelli di cura alternativi. Siamo di fronte a vere e proprie “scelte di civiltà” da cui dipenderanno la tenuta sociale e il futuro stesso del nostro Paese.
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