Non possiamo che essere d’accordo con Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Salute, che dalle colonne di Milano Finanza auspica la creazione del secondo pilastro della sanità. Un pilastro che affianchi e sostenga il Servizio Sanitario Nazionale. La spesa sanitaria che gli italiani devono sostenere di tasca propria ammonta ormai a 34,5 miliardi di euro e continua a crescere: in media, negli ultimi due anni, c’è stato un incremento del 3,2% all’anno. Liste di attesa, costo del ticket, possibilità di usufruire di ambulatori e studi medici la sera e nel fine settimana, hanno spinto sempre più italiani a rivolgersi al privato. E poi c’è quella fetta di popolazione che ha rinunciato alle cure, per difficoltà economiche. Per il Censis, nell’ultimo anno sono stati 11 milioni.
Che dire infine della qualità dei servizi offerti dal Ssn? Per il 45,1% degli italiani, secondo il Censis, la qualità del Ssn nella propria regione è peggiorata negli ultimi due anni, il 52% considera inadeguato il proprio servizio sanitario regionale.
E allora, serve una soluzione alternativa: la sanità integrativa è la risposta, concordiamo in questo con Vecchietti, lo abbiamo già detto in questo blog. Non siamo però d’accordo quando Vecchietti chiede una disciplina unica per il settore, “un campo unico di gioco”. Insomma, le stesse agevolazioni fiscali per assicurazioni, fondi sanitari, società di Mutuo Soccorso. Parte dei contributi associativi versati a società di mutuo soccorso sono detraibili dalle imposte; secondo l’articolo 15 del TUIR, dall’imposta lorda si detrae un importo pari al 19% dei seguenti oneri: Contributi associativi, per importo non superiore ad euro 1291,14 versati dai soci a società di mutuo soccorso per assicurare un sussidio nei casi di: 1. Malattia; 2. impotenza al lavoro o di vecchiaia; 3. in caso decesso, un aiuto alle loro famiglie. Inoltre, come recita lo stesso articolo, dall’imposta lorda si detrae un importo pari al 19 per cento degli oneri sostenuti dal contribuente, se non deducibili nella determinazione dei singoli redditi che concorrono a formare il reddito complessivo, quali le erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a 2.065,83 euro a favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), delle iniziative umanitarie, religiose o laiche, gestite da fondazioni, associazioni, comitati ed enti individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nei Paesi non appartenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Le assicurazioni si sentono fiscalmente sfavorite: è chiaro che farebbe comodo lo stesso trattamento! Lo dice chiaramente anche Vecchietti nella sua intervista: “A nostro avviso servirebbe in primo luogo una disciplina unica per il settore che, sulla scorta di quanto già fatto ormai più di 10 anni fa per la previdenza complementare, stabilisca un campo unico di gioco e, ferme restando le peculiarità di ciascun operatore, consenta ai cittadini di scegliere con i medesimi vantaggi fiscali la soluzione più idonea”.
Una soluzione che però non terrebbe conto delle differenze strutturali che esistono tra il mondo assicurativo e il mutuo soccorso. Come si dice in questi casi…botte piena e moglie ubriaca?
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