Oggi è stato presentato a Roma il 14 Rapporto dell’Associazione Italiana Ospedalità privata (Aiop) sull’attività ospedaliera in Italia. Anche questa volta è emersa la difficoltà per molti italiani nell’accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie. Secondo il Rapporto, lo scorso anno il 16,2% delle famiglie ha rimandato una o più prestazioni nel 2016 (tra 4 e 8 milioni di persone) e il 10,9% delle famiglie ha invece rinunciato a curarsi, (con 2,7-5,4 milioni di persone interessate). Come purtroppo ben sappiamo, negli ultimi anni sono aumentati moltissimo i costi a carico dei cittadini, con le visite intramoenia a pagamento presso gli Ospedali pubblici cresciute del 21,9%, un incremento dei ticket per le prestazioni del 40,6% e dei ticket per i farmaci del 76,7%. Questo, come sottolinea la ricerca, “ha spinto i pazienti a rimandare o a rinunciare alle cure, a cercare soluzioni alternative presso le strutture private, accreditate e non; a ricorrere a strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza”. “La rinuncia alle cure – ha commentato Gabriele Pelissero, presidente Aiop – alimenta le preoccupazioni sul possibile peggioramento nel medio periodo dello stato di salute della popolazione, comportando in futuro ripercussioni negative anche sui costi”.
E che dire delle conseguenze dei ripetuti tagli alla sanità: dal 2009 al 2014 si è ridotto il numero dei posti letto del -9,2%, il numero di ricoveri del -18,3%, le giornate di degenza del -14% e il personale del -9%. Un trend che tra l’altro prosegue e si cumula con quello degli anni precedenti. Inoltre, tra 2,6 e 3,2 i miliardi di euro l’anno non vengono utilizzati in modo efficiente, sintomo della difficoltà degli ospedali pubblici nel fare un’effettiva ristrutturazione e riorganizzazione.
“Ritengo che da una corretta interazione tra il settore pubblico e quello privato in sanità possa derivare una risposta più completa ed omogenea ai bisogni di salute della nostra collettività”. È quanto ha scritto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una nota indirizzata al presidente Aiop a commento del rapporto. “L’ospedalità privata – prosegue il messaggio – è inserita in un contesto di regole enorme ben definito e opera in modo responsabile, integrato e sinergico con le strutture pubbliche, in modo che al centro della propria attività vi sia sempre la tutela delle persone malate, in attuazione del dovere di solidarietà sociale richiesto dalla nostra Costituzione”. “La particolare congiuntura economico-finanziaria che anche l’Italia, come la gran parte dei Paesi europei, sta vivendo, richiede di pensare ad un modello di assistenza che sia compatibile e solidale sia con le esigenze dei cittadini sia con quelle del contenimento della spesa, tale da assicurare, anche alle prossime generazioni, un’assistenza sanitaria pubblica e universale”.
Beh, caro ministro Lorenzin, l’integrazione pubblico-privato nel nostro sistema sanitario è fondamentale. Come è altrettanto fondamentale il ruolo della sanità integrativa, del secondo pilastro, dei fondi sanitari e delle società di mutuo soccorso. Un ruolo essenziale nel garantire assistenza a tutti i cittadini italiani, spesso costretti a rinunciare alle cure per liste di attesa troppo lunghe, per un costo troppo alto dei ticket. Perché semplicemente il nostro caro e vecchio Servizio Sanitario Nazionale non ce la fa più. Non ce la può fare da solo. E non è nemmeno giusto che l’alternativa sia sempre e solo considerata la sanità privata, o una polizza assicurativa, che agisce avendo come primo obiettivo lo scopo di lucro e “selezionando” i suoi clienti. No, l’alternativa non è solo quella. C’è anche la possibilità di avere un sussidio sanitario, una copertura importante ispirata ai valori di reciprocità e di solidarietà, integrativa e complementare al Servizio Sanitario Nazionale.
Quindi, caro ministro, non dimentichi l’importanza della sanità integrativa, fondamentale ponte tra pubblico e privato!
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