Riporto un passaggio di una riflessione di Filippo Gariglio, consigliere UEA, pubblicata su Intermedia Channel lo scorso 9 marzo. Parla delle regole che interessano la distribuzione assicurativa, della direttiva IDD, che entrerà a regime l’anno prossimo, e ci infila anche la solita polemica con le società di mutuo soccorso.
“Così, sei milioni di cittadini – come si ipotizza, in mancanza di dati ufficiali – aderiscono a Casse Mutue che non hanno l’obbligo di pubblicare i bilanci e non devono appostare riserve a garanzia degli impegni economici e finanziari presi con i loro ‘assicurati’. E non parliamo solo delle riserve di senescenza, ma anche di quelle sui sinistri, cui invece tutte le Compagnie assicurative sono tenute per legge, e la cui violazione ha comportato le pesanti condanne sopra richiamate.
Tutto ciò, dopo la riforma del 2012, espone tali cittadini, in caso di default della Mutua di appartenza, al rischio non solo di non avere le prestazioni pattuite e per le quali sono stati versati i contributi, ma in caso di cronicizzazione di una malattia di rimanere a “piedi”, cioè fuori sia dal sistema mutualistico privato sia da quello assicurativo (per le esclusioni delle malattie pregresse).
La nuova Direttiva europea è un’occasione per eliminare le asimmetrie distributive appena evidenziate e far sì che gli organi competenti agiscano tempestivamente per il rispetto della legalità con una norma che sia anche legittimata dalla sua concreta “utilità” per una società notevolmente cambiata, in cui le categorie normative che il legislatore adotta spesso faticano ad essere comprese ed applicate”.
Già l’inizio fa sorridere: parla dei “loro assicurati”. Dimostra anche una scarsa conoscenza di quella che è la realtà delle società di mutuo soccorso. Le mutue non hanno assicurati, hanno soci. E c’è una bella differenza: provate a cercare i due termini su un vocabolario, se avete qualche dubbio. Come non hanno clienti. Come non hanno broker. E sapete perché? Perché l’obiettivo non è – a differenza delle compagnie assicurative – fare profitto. Nossignore, le mutue sono no profit, come ormai da mesi gridiamo dalle pagine di questo blog. E come tali, sono sottoposte a regole molto diverse, rispetto alle assicurazioni. Quindi, francamente, non capisco questi assicuratori che con una certa spocchia e a volte anche arroganza continuano a pretendere ciò che non si può avere. Mutue e assicurazioni non possono e non potranno mai sottostare alle stesse regole. Asimmetrie e disparità? Assenza di controlli? Scarsa trasparenza? Le assicurazioni sono soggette al controllo dell’Ivass. Bene. Le mutue sono soggette a controlli del ministero dello Sviluppo Economico, del ministero della Salute e dell’Agenzia delle Entrate. Non basta? Molte hanno i fondi di garanzia e soprattutto pubblicano i bilanci.
Ci sono semplicemente legittime differenze di trattamento, perché i soggetti trattati sono differenti! Non mi pare che le assicurazioni svolgano un ruolo sociale. Non mi pare che si ispirino al mutualismo (a proposito, chissà se tutti sanno cos’è). Si dirà: ma il fine ultimo è lo stesso, offrire coperture sanitarie. Vero, ma cambiano le modalità, e i principi di base. Vendere polizze, e generare utili, è il fine dell’assicurazione. Per una mutua il discorso è completamente diverso: ci sono quelle due paroline, “no profit”, associate alle società di mutuo soccorso. E queste paroline cambiano tutto, permettendo anche – e giustamente – un trattamento fiscale agevolato.
Se le assicurazioni vogliono entrare nel secondo pilastro, ne rispettino allora principi e valori, senza camuffarsi dietro finti fondi no profit, inventati apposta per aggirare le regole.
Gariglio si preoccupa anche di quei cittadini, malati cronici, che per il default della mutua (???) rischiano di rimanere a piedi. A parte che non si capisce il perché del default della mutua, comunque è un bellissimo pensiero da parte di chi ai malati cronici non ci pensa proprio e non li prende nemmeno in carico. Ci sono moltissime sms che offrono e garantiscono ai propri associati assistenza per la vita, senza alcun rischio di default. Le compagnie assicurative quando hai più bisogno di assistenza ti cacciano, o non ti considerano proprio. Sei vecchio, sei malato, sei “un rischio”.
Le mutue fanno riferimento al secondo pilastro, le assicurazioni al terzo, quello della sanità privata. E dovrebbero farsene una ragione.
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